Mini racconti per sognare: il giovane suonatore di flauto
- Gaia Soia
- 24 apr 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 27 apr 2021

Molti anni fa, viveva un giovane suonatore di flauto. Era orfano di entrambi i genitori e non avendo legami di famiglia, girava di villaggio in villaggio, suonando per i pescatori e guadagnandosi così ospitalità e un pasto caldo.
Viaggiava leggero, con solo una piccola sacca in cui teneva tutto ciò che possedeva; l'unico tesoro prezioso che aveva era la musica, creata e intessuta attraverso il suo piccolo strumento di legno. Aveva imparato a suonare da un pescatore, un uomo da cui era stato allevato come un figlio; le circostanze in cui era stato trovato, erano sempre state avvolte dal mistero.
In verità, una fredda sera, mentre erano intorno al camino a cercare di scaldarsi, l'uomo gli aveva confidato che un mattino l'aveva miracolosamente trovato, neonato, impigliato alle reti da pesca, insieme a tre tonni e due orate. Data l'assurdità del racconto, il ragazzo non l'aveva mai preso sul serio, pensando si trattasse dei vaneggiamenti dovuti alla stanchezza e al Rum.
Quando qualche anno più tardi una brutta malattia lo portò via all'improvviso, il ragazzo, che aveva solo 14 anni, si era trovato di nuovo solo. Da allora aveva iniziato a spostarsi, sentendo un bisogno profondo di viaggiare, come se assecondasse una bussola interiore, cercando qualcosa di cui non conosceva l'esistenza.
Immerso nel suo eterno peregrinare, avvolto da una nebbiosa esistenza, non si era accorto che aveva attirato l'attenzione di una graziosa creatura marina.
Una sirena infatti, un giorno aveva seguito la sua malinconica melodia, che l'aveva guidata fino a lui: si era riconosciuta in quelle note, era come se lui avesse suonato una musica che le risuonava dentro e per questo si sentiva legata in qualche modo al pifferaio.
Erano simili e lei l'aveva capito dal primo momento in cui l'aveva sentito suonare.

La fanciulla poteva avvicinarsi a lui solo la sera, quando la sua coda di pesce cedeva il posto a due sinuose gambe e allora, accarezzata dalla luce lunare, correva a perdifiato sulle fredde rocce in direzione della piazza o della locanda in cui il suo musicista si esibiva.
Si sedeva in disparte, con il cuore che le batteva forte e rimaneva sorridente e immobile fino alla fine della canzone.
Quando le ultime note si erano andate perdendo per l'aria ed era calato un pesante silenzio, si rialzava e senza rivolgere una parola a nessuno, ripercorreva la stessa strada a ritroso e si rituffava in mare. Inizialmente il ragazzo non si era accorto della sua spettatrice abituale, tendeva a isolarsi mentre suonava e non si concentrava sul volto delle persone che lo circondavano; ma quel viso, così particolare con quei grandi occhi azzurri e quei neri capelli dai riflessi cobalto, avevano attirato la sua attenzione più di una volta.
Una sera, dopo essersi esibito, stanco di quel mistero e guidato ancora una volta dal suo istinto, decise di inseguirla per scoprire di più su quella curiosa ragazza.
Quando la vide sparire tra i flutti del mare, provò a chiamarla, ma senza risultato; allora incominciò a suonare, stando in equilibrio sugli scogli, osservando una nebbia innaturale che si faceva via via sempre più fitta, nascondendolo alla vista degli abitanti curiosi che lo osservavano dal piccolo paese.
Infatti, l'ultima cosa che videro, fu un viso femminile che spuntò timidamente dalla schiuma del mare.
Quando la nebbia si diradò, del musicista e della ragazza era sparita ogni traccia.
C'è chi dice che il ragazzo, quella sera, fra quelle onde, abbia trovato finalmente il motivo del suo tanto girare, che abbia trovato finalmente il luogo dal quale provenisse e addirittura si sia ricongiunto con la propria famiglia.
Ci sono anche numerosi pescatori pronti a giurare che più di una volta, verso l'alba, hanno sentito una dolce melodia di flauto provenire dalle profondità degli abissi.

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